29 août 2011

Il Marxismo umanistico di Garaudy

Garaudy può essere considerato colui che portò a compimento la completa maturazione della corrente di marxismo personalista che aveva avuto in Lefbvre un suo predecessore.
Henry Lefebvre aveva sostenuto che il neocapitalismo aveva strappato alla classe operaria il potenziale rivoluzionario poichè anche essa si era fatta consumistica; di conseguenza Lefbvre riteneva che la rivoluzione non poteva più consistere nella presa del potere politico ma avrebbe assunto la forma di un cambiamento nella vita quotidiana. Per difendersi dagli ingranaggi del capitalismo occorreva fare spazio per l'amore, per il gioco, la conoscenza, e il riposo. Lefbvre fu espulso da PCF nel 1959, e a quei tempi Garaudy era un fedelissimo della linea stalinista e leninista del partito, ma ben presto anche lui abbraccia le idee di Lefbvre ritenendo che la trasformazione non può avvenire con la rivoluzione, (quindi con un mutamento radicale sul piano della proprietà e della struttura) ma la trasformazione esige un mutamento della cultura, della scuola, della religione, della vita e del suo senso.
Senza mezzi termini afferma che lo stesso concetto di poltica deve cambiare e infatti ne "L'alternativa" (1972) scrive:"La politica non potrà più consistere nel voto o nella adesione ad un partito, ma, per ognuno di noi sarà un inventare il futuro". Per Garaudy non esistono dunque modelli politici pronti; si tratta invece di chiedere all' uomo di dare qualcosa di più difficile: non dare tutto quello che ha:"dare tutto quello che è. Cioè il poeta che porta in sè."
Nemmeno Garaudy potè sottrarsi alla domanda se la religione fosse l'oppio dei popoli. 
E' noto che Marx definì la religione come oppio dei popoli ma alcuni neomarxisti si preoccuparono di sottolineare che fu il marxismo volgare che interpretò la religione come tale perchè questa frase, è scritta in un contesto in cui si legge anche:"la miseria religiosa è la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa." Marx parla della religione sia come miseria ma anche come  protesta contro la condizione di alienazione presente.
Ma Garaudy non si preoccupa di giustificare ciò che il filosofo di Treviri scrisse e  riconosce invece i nodi essenziali del cristianesimo: il  cristianesimo ha creato una nuova dimensione, quella della persona umana, fino ad allora sconosciuta alla filosofia greca. L'altro contributo, consiste nella grande aspirazione ad un mondo in cui regni una perfetta reciprocità delle coscienze, in cui nessuna persona sia un mezzo per l'altra. Il filosofo marsigliese, pur essendo consapevole delle diversità fra il cristiano e il marxista, è convinto che entrambi:"vivono l'esigenza dello stesso infinito, solo che per i primi l' infinito è presenza, per gli altri assenza e al di là delle differenze è possibile un dialogo fecondo."(Dall' anatema al dialogo, 1965)


Anna Maria Mangia